DA VILLANOVA A PASSOSEGNI… LA STORIA DELLA FILOMENA MANETTI

Una foto della Filomena Manetti, presumibilmente scattata ad inizio Novecento.

Filomena Manetti nasce a Villanova di Bagnacavallo il 1° aprile 1874, nella casa di famiglia posta in strada Villanova, al numero 138. Si tratta del dodicesimo figlio per Pietro Manetti e Livia Contessi, una coppia borghese di proprietari terrieri. Una famiglia in vista, ben conosciuta e rispettata, che da generazioni porta il soprannome di Sért, sarti.

Nel mio nuovo romanzo “Falene” c’è un riferimento proprio al giorno in cui nasce la Filomena. Si inserisce nel capitolo 20, “Pater familias” che esplora il difficile rapporto tra la Giachelina e suo padre Pietro. In questo flashback, che ci riporta a quel giorno del 1874, la nascita della bambina fa da sfondo ad altre vicende:

Era l’aprile del ’74. Sì, lei se lo ricordava bene quel giorno. Era appena nata la Filomena.

“La chiameremo Filomena, come la santa patrona di Passosegni!”, aveva dichiarato il padre orgoglioso.

Poi lui, il babbo, era andato a controllare i suoi contadini nelle terre verso l’Aguta, perché era il momento di s-ciarê al biédal, diradare le barbabietole.

La signorina Speranza, l’ostetrica, era pronta a lasciare la cà dei Sért, perché il suo compito l’aveva svolto; aveva perciò riferito alla Giachelina di andare ad avvisare suo padre che se ne sarebbe andata.

Ad inizio Novecento la Filomena è una giovane ragazza in età da marito, ed è considerata una delle più belle ragazze di Villanova. “L’asso, il tre e il re“: è così che vengono definite le tre carte più forti del mazzo, ed è con questo paragone che il paese indica la Filomena e due delle sue sorelle (sicuramente l’Adelaide, mentre l’identità dell’altra potrebbe essere soggetta a discussione).

Manetti Filomena Antonia Maria Santa, nata la scorsa notte alle ore 1 del pomeriggio (trattasi di errore) da Pietro, figlio del fu Antonio, e da Livia, figlia del fu Francesco Contessi legittimi coniugi, fu battezzata da me sottoscritto secondo il rito di Santa Romana Ecclesia. Fu portata al Sacro Fonte da Speranza, figlia di Ludovico Melandri, tutti di questa parrocchia. Così è. Don Giuseppe Calderoni

Cosa sappiamo del suo carattere? Di lei ho letto solamente una lettera, scritta negli anni ’10. Riesco ad intravedere un carattere deciso, e leggo una donna che non ha paura di stabilire le sue regole e di farsi conoscere per ciò che è. In fondo, è sempre una Manetti dei Sért… Nel mio romanzo Filomena è fortemente appassionata di cultura, di ciò che la conoscenza può significare per lei: un futuro d’emancipazione, un lavoro lontano da casa, qualcosa che può costruire da sola senza l’aiuto di un uomo. In questo risulta un esempio di onore e virtù, soprattutto per la giovane nipote Vittorina, con cui lega moltissimo e con la quale condivide un forte carattere.
La zia Teresa cerca di accasarla, ma lei resiste e non si fa demotivare dalle amare parole di uno dei suoi pretendenti, Fedele. Un uomo che non si fa problemi a definire lei e le sue sorelle illetterate. La lettera privata di Fedele, che Filomena legge per sbaglio, la porterà a riflettere e a conoscersi meglio.

Non sappiamo se ci possa davvero essere stato un chiaro disegno dietro il matrimonio della Filomena con Silvio Ferretti. Nella realtà, come nel romanzo, la Filomena sceglie la via più classica, quella che dà più sicurezza, quella più prevedibile: sposa un uomo che probabilmente conosce poco, un uomo che viene da lontano e che può aver visto sì e no un paio di volte.
La famiglia Ferretti è importante per Passosegni. Sono custodi delle acque, guardiani del fiume, in quel piccolo paesino che sorge a fianco all’argine del fiume Reno e che, nonostante si trovi in territorio ferrarese, resta arroc
cato con orgoglio alla sua appartenenza bolognese: un enclave, se vogliamo.

È lì che gli zii della Filomena, don Manetto e don Agostino, sono andati ad abitare nel 1871 (Don Manetto era rettore della parrocchia, mentre il fratello era il suo aiutante), qualche anno prima che lei nascesse. Vi si trasferirono assieme alla zia Ginevra alla zia Orsola e col nonno, Domenico Antonio.

 

Il legame con Passosegni c’è, e con questo matrimonio si rinforza ancor di più. Il 27 aprile 1909 Silvio Ferretti è a Villanova per sposare la Filomena. Il rettore di Passosegni, succeduto allo zio Manetto, invia un messaggio d’auguri alla coppia e successivamente i due partono per raggiungere quella terra lontana, là dove dei Manetti non c’è più nessuno a quel punto. La Filomena, quindi, cerca di adattarsi ad un paese che non è il suo, si fa conoscere, si fa voler bene. Una donna che appartiene alla classe borghese di Villanova di Bagnacavallo e che, inevitabilmente, spicca in quel paesino di padroni nobili e contadini, là dove una borghesia non c’è. Diranno di lei che “ha un portamento signorile” e che “parla in modo diverso” da loro.

Sono felice di aver donato alla Filomena un profilo narrativo così ricco e strutturato. In “Falene” ogni presenza della Filomena è una manifestazione di potenza femminile, di coraggio e orgoglio.

 


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1 commento su “DA VILLANOVA A PASSOSEGNI… LA STORIA DELLA FILOMENA MANETTI”

  1. Bello. È proprio vero ci sono tante storie da raccontare nelle vite di tutti i giorni. Bisogna saperle cogliere e donarle agli altri.

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